1. LE ORIGINI, GLI STUDI, I PRIMI LAVORI
Nino Cortese nasce a Perugia il 25 Settembre del 1896, figlio di Vincenzo Cortese, preside di scuola secondaria di origini napoletane, ed Emilia Sperandeo. Gli obblighi di servizio del padre segnano i trasferimenti dei primi anni della sua giovinezza, sicché compie gli studi liceali a Firenze dove collabora con due riviste, le “Cronache letterarie” e “Pluralia”, con note bibliografiche, recensioni e un breve scritto sulle “Memorie di F. Crispi” (1912), pubblicato a 16 anni.
Compie invece a Napoli gli studi universitari. È allievo di Michelangelo Schipa (1854-1939) e si laurea a 19 anni, nel 1917, con una tesi su “Le origini del partito liberale napoletano“, un lavoro poi ripreso per realizzare la monografia “Luigi Blanch e il partito liberale moderato” (1922).
2. L’INSEGNAMENTO LICEALE E LA MISSIONE IN SPAGNA
A partire dal 1920, Nino Cortese insegna storia prima nel liceo di Castellammare di Stabia e poi nel Regio Collegio militare della Nunziatella di Napoli. In quel periodo entra nell’orbita di Benedetto Croce (1866-1952), che sin dal 1917 gli affida l’edizione degli “Avvertimenti ai nipoti di Francesco d’Andrea” (1917), poi ristampati col titolo “I ricordi di un avvocato napoletano del Seicento” (1923): si tratta di una testimonianza preziosa per fare luca sulla vita del Mezzogiorno durante la dominazione spagnola.
A partire da questo lavoro, il Cortese si occupa molto dei problemi della vita culturale e politica del Viceregno e su incarico dello stesso Croce partecipa a una missione italiana in Spagna, per studiare nell’archivio di Simancas i documenti della dominazione spagnola dell’Italia. Il frutto di questo lavoro è pubblicato a puntate in alcune riviste poi, in modo organico, in due diversi volumi: “Lo Studio di Napoli nell’età spagnola” (1924) e “Storia generale dell’università di Napoli” (1924).
3. L’INSEGNAMENTO UNIVERSITARIO E L’IDEALE DI STORIA “ALLARGATA”
Nel 1925, Nino Cortese inizia l’insegnamento universitario a Messina. In quel periodo, anche come conseguenza degli studi svolti sugli archivi spagnoli, sviluppa una riflessione che lo porta a pubblicare un importante saggio, “Storia politica d’Italia e Storia del Regno di Napoli” (1926), nel quale sostiene che la storia del Mezzogiorno, pur svolgendosi nella sua peculiarità, può essere ripensata solo nella prospettiva di una storia delle origini dell’unità nazionale. A suo avviso, non si può restringere lo studio alla sola storia dello Stato, ma si deve investire anche ciò che, pur essendone fuori, cooperi con esso, si sforzi di modificarlo, ma anche rovesciarlo o sostituirlo. Questo ideale di storia “allargata” rimarrà in gran parte irrealizzato, perché i suoi studi resteranno concentrati sulle classi dirigenti, sulle élites intellettuali.
Negli anni che seguono, egli collabora con la nascente “Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti” edita dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani degli Alfieri. Nel 1932 si sposa e, dopo un breve trasferimento a Palermo (1935), si sposta all’Università degli Studi di Pavia (1936), per poi raggiungere Napoli (1941), dove insegnerà fino al 1971. Nel periodo napoletano ottiene anche la vicepresidenza dell’Istituto per la storia del Risorgimento (1952).
Gli studi compiuti in questo periodo, minutissime analisi condotte su una fitta serie di problemi, di personaggi e di testi, danno corpo alla sua concezione del Risorgimento meridionale: un movimento radicato nella tradizione locale e ad un tempo connesso alla coscienza italiana ed europea, ma anche un processo legato al Rinascimento, alla crisi del Seicento e al riformismo illuministico del Settecento, culminante nel nodo rivoluzionario-napoleonico.
Il Cortese segue questo filone di studi per tutta la vita e pubblica, tra le altre opere, le “Ricerche sui giacobini e sul 1799 napoletano” (1935), “Due aspetti della storia del Risorgimento ed una premessa” (1945); “Cultura e politica a Napoli dal Cinquecento al Settecento” (1965), “Il Mezzogiorno e il Risorgimento italiano” (1965).
4. IL “SECONDO FILONE”, GLI ULTIMI ANNI, LA MORTE
Sin dal 1930, Nino Cortese ha iniziato un secondo filone di studi, incentrato sulla figura di Francesco De Sanctis (1817-1883), dei cui scritti cura l’edizione completa in quindici volumi. Si tratta di un percorso del tutto slegato dal precedente, mancando la saldatura tra l’eredità del Mezzogiorno liberale moderato derivante dal riformismo illuministico e dalla monarchia amministrativa napoleonica e la fioritura liberale e democratica del pensiero di De Sanctis.
Trascorsi gli ultimi anni della vita nella mai cessata attività d’insegnamento e di studio, muore a Napoli il 7 Febbraio del 1972, all’età di settantacinque anni.
5. LE FONTI
AA.VV., Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, Volume 29 (1983), voce “Cortese, Nino”, di Mario Themelly.
AA.VV., Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, voci varie.